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Il progetto richiama l’attenzione sull’emigrazione intellettuale dal fascismo. L’Italia è di solito considerata terra di migranti poveri e senza istruzione. Ma durante il ventennio, specie dopo le leggi antiebraiche, professionisti, studenti e studiosi anche stranieri espatriarono soli o con le famiglie nelle Americhe, in Inghilterra, in Palestina, in Svizzera. È un fenomeno limitato ma importante di brain drain, per l’Italia non ancora indagato. Chi erano e cosa fecero quanti forzatamente partirono in cerca di libertà, lavoro, e poi salvezza? I loro nomi, le loro storie vennero cancellate. Qui si cerca di ricostruirle grazie ad archivi esteri, a lettere e memorie disperse. Quali difficoltà incontrarono nei paesi di accoglienza? Quanti tornarono? Le storie parlano di perdite irreparabili a danno del paese, di responsabilità e ingiustizie, ma anche di risorse e talenti della cultura italiana, di impegno e determinazione. Il progetto promosso dall’Università di Firenze è finanziato dalla Regione Toscana e patrocinato da New York Public Library, Council for At-Risk Academics, e J. Calandra Italian American Institute.